A me, versi che parlin d’amore,
A me versi, carina, chiedete?
O fanciulla gentil, non sapete
Che un dì tutto perdette il mio core?
Per voi rime soavi e discrete
Io trovar non so più nel dolore,
Or che sento nell’alma un languore
Che conquide le vene irrequiete!
Non son più le lusinghe d’amante:
Sono spenti i miei sogni più belli
E caduti gl’incanti novelli!
Se potessi, fanciulla, un istante
Sol rispondere al grato desio,
Direi lieto: poeta son io!
- A mia madre
- Dal Taccuino
- Misera
- Quante volte, lo rammenti
- Myosotis
- Da un albo
- Fantasmagoria
- Fiore d’Està
- Sull’ali rapide
- Notte
- Stanco
- A un ruscello
- Tu, degno figlio d’alemanna terra
- Sai fanciulla, la vita del fior
- Nella Pasqua
- Sul fiume
- Ironia
- Chantant
- Ricordo
- Sulle rive di Licata
- Certa gente
- A una fanciulla
- Presso il mare
- Partendo
- M’inspirar nuovi sogni i vostri accenti
- Piccola morta
- A un amico
- Desiderio
- Sogno
- All’amico lontano
- A giovinetto suicida
- Ad Aci

Fiori sparsi
Liriche
Catania, 1894,
Niccolò Giannotta Editore
A
S. A. R.
Guy di Lusignano
Principe di Cipro
Gerusalemme ed Armenia
cuore gentile letterato insigne
queste povere pagine
in segno di riverente ammirazione
offro.
